LO STEMMA CIVICO DI LICUSATI

Dopo la pubblicazione della prima monografia sulla storia di Licusati: Temi per una storia di Licusati ,edita dal Centro di promozione Culturale per il Cilento nell’anno 2013. Lo studio archivistico e documentale prodotto dagli autori, ha lasciato, agli archivi dell’Associazione Culturale “Pro Licusati”, una notevole quantità di notizie soprattutto relative al periodo in cui la cittadina di Licusati è stata Comune autonomo, la cui istituzione fu voluta da Re Gioacchino Murat con Regio Decreto del 28 ottobre 1808. Il Comune storico di Licusati era dotato di uno stemma civico i cui simboli araldici sono pervenuti fino a noi grazie alla sensibilità di un allievo della scuola comunale che lo riprodusse da una vecchia stampa nonostante all’epoca il Comune risultava soppresso dal 1929. Dopo diversi studi la “Pro Licusati” si fa promotrice di una rielaborazione dello stemma civico attraverso la valorizzazione dell’emblema araldico integrandolo con nuovi particolari con lo scopo di rafforzare il senso di una identità millenaria sviluppatasi intorno all’antico cenobio abbaziale di san Pietro la cui fondazione risale al monachesimo italo-greco (sec. IX), per poi essere occupata, durante il periodo svevo, dai monaci premostratensi. Per la realizzazione del nuovo stemma ci si è affidati a Sabrina Mattioni, artista lombarda, operante presso l’Accademia di Brera. Questo nuovo stemma sembra araldicamente corretto, ma non vuole sostituire il modello più noto. Nel disegno, moderno e antico al tempo stesso, appare in primo piano l’agnello con candido manto di lana adagiato su un prato di erbe rigogliose con il pastorale abbaziale velato dal sudario , per distinguerlo da quello dei vescovi. L’agnello rappresenta la pastorizia e la fiorente lavorazione della lana fino alla tessitura, economia prevalente a integrazione dell’olivicoltura. In secondo piano il vetusto complesso monastico abbaziale di san Pietro, a noi sono noti ben 20 abati il cui governo si estendeva su diverse grancie limitrofe, oltre a vari possedimenti fino alla Puglia. Con la Bolla Pontificia di Papa Pio IV, A.D. 1564, l’abbazia di Licusati viene assegnata al Capitolo di san Pietro in Vaticano. In terzo piano appare la montagna con la cima più alta del Monte Bulgheria (mt. 1226), baluardo naturale di difesa per il complesso monastico , oltre a rappresentare la via di comunicazione attraverso antichi sentieri. Le montagne brulle indicano i grandi dissodamenti, col sistema del debbio e la successiva bonifica di copiosa piantumazione di vaste estensioni di uliveti autoctoni. Inoltre luogo simbolico della teofania di Dio. Le “armi” araldiche sono racchiuse in uno scudo oblungo con i bordi in oro, il tutto sormontato dalla corona turrita con tre torri, forse, ad indicare che sullo stesso territorio esistevano tre distinti nuclei abitativi antichi: Arriuso, Castel de Montelmo e Licusati.
Testi a cura del Prof. G. Chirichiello
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